Nulla è perduto: non rinunciare alla tua Genova Experience

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Discovery Genova

Scopri insieme a noi le curiosità, gli aneddoti, le ricette e le storie che solo i veri genovesi conoscono.

History of the flag of Genoa

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Come oggi per fare il segno di “vittoria” si protende il braccio e con l’indice e il medio divaricati si innalza il segno V, così attraverso i lunghi secoli che vanno dal più oscuro Medio Evo fino all' Età dei Comuni lo stendardo della "Croce Rossa in campo bianco "...

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Storia della Bandiera di Genova

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Recipe of the Genoese Pesto

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Autentico simbolo della cucina ligure, in qualche modo il pesto riflette il carattere stesso della terra in cui è nato. Per i liguri è compagno di vita che s'impara ad aprezzare fin da bambini. La lunga evoluzione del Pesto ci ha insegnato che non c'è un'autentica...

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The memory of War

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The memory of War Antonio G. Santagata and mural painting of the twentieth century Genoa, Royal Palace – Teatro del Falcone From 19 April to 8 September 2019 Curated by Matteo Fochessati and Gianni Franzone With the direction of Luca Leoncini Palazzo Reale, in the...

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La memoria della Guerra

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La memoria della guerra Antonio G. Santagata e la pittura murale del Novecento Genova, Palazzo Reale – Teatro del Falcone dal 19 aprile all’8 settembre 2019 a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone con la direzione di Luca Leoncini Palazzo Reale, nel Teatro del...

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Ricetta del Pesto Genovese

Ricetta del Pesto Genovese

Autentico simbolo della cucina ligure, in qualche modo il pesto riflette il carattere stesso della terra in cui è nato. Per i liguri è compagno di vita che s'impara ad aprezzare fin da bambini. La lunga evoluzione del Pesto ci ha insegnato che non c'è un'autentica...

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Storia della Bandiera di Genova

Come oggi per fare il segno di “vittoria” si protende il braccio e con l’indice e il medio divaricati si innalza il segno V, così attraverso i lunghi secoli che vanno dal più oscuro Medio Evo fino all’ Età dei Comuni lo stendardo della “Croce Rossa in campo bianco ” detto anche “Croce di San Giorgio” si è affermato con la stessa simbologia: Vittoria!  E nel tempo, per una serie di motivi in cui si mischiano leggenda, cronaca e storia, questa bandiera è venuta a identificare la Repubblica di Genova e la stessa Città

Il simbolo è la sintesi di due leggende nate in età ancor più antica, tra il 280 e il 320 dopo Cristo: la leggenda di San Giorgio che sconfigge il Drago e la leggenda di Costantino Imperatore Romano che prima della battaglia di Ponte Milvio vede in sogno l’apparire in cielo della Croce con la scritta “con questo segno vincerai!”.

L’ uso dello stendardo con la croce rossa in campo bianco, innervato con il culto di San Giorgio, divenne popolarissimo in tutto l’Oriente bizantino e anche in Occidente, nei territori che più a lungo furono sotto l’egemonia di Bisanzio, tra questi Genova che vi rimase fino ai primi decenni del 600.  Poi superata l’invasione longobarda, fatta barriera, anche con la diplomazia all’egemonia carolingia, e con la guerra marittima alle scorrerie arabe che imperversavano nel Mediterraneo, Genova riuscì nei secoli successivi a costruire le basi della propria autonomia simboleggiata dal simbolo antico, monopolizzato e riconosciuto come la sua bandiera: la croce rossa in campo bianco con cui le navi di Genova battevano tutto il Mediterraneo: il simbolo della Repubblica. Ma l’affermazione non fu senza tragedie.

Il 25 agosto dell’anno 935 Genova fu assalita, saccheggiata e incendiata da qualche migliaio di corsari arabi piombati dal mare con 200 galee alle prime luci dell’alba. La maggior parte dei genovesi di età valida era per mare impegnata nel consueto commercio di breve cabotaggio lungo le coste del Mar Tirreno settentrionale. Gli altri abitanti, salvo modesti presidii subito travolti, erano ancora nel dormiveglia. I pirati entrarono nelle case, le saccheggiarono, uccisero gli uomini, rapirono donne e bambini. La cattedrale e le chiese furono bruciate. Dopo quest’inferno gli arabi se ne andarono e gli abitanti catturati furono poi venduti come schiavi. Per tutta la Città rimasero migliaia di cadaveri, rovine fumanti e devastazione.

Ci vollero quasi venti anni perché i Genovesi potessero preparare la vendetta. Fu costruita una cinta di mura presidiata da milizie scelte e torri d’avvistamento lungo la costa. Nei cantieri navali e nella darsena furono costruite e allestite centinaia di galee con la formazione di carpentieri, maestri d’ascia, esperti di navigazione. Nelle piazze d’armi si formarono corpi di balestrieri divenuti poi temuti e famosi per la loro combattività.

Non attesero gli attacchi. Ma iniziarono loro stessi una guerra da corsa lungo le coste e nell’aperto Mar Mediterraneo.  Assalirono gli insediamenti arabi dislocati sulle rive della Spagna, nelle isole Baleari, in Corsica e in Sardegna, spingendosi a difesa dei convogli mercantili genovesi fino a perlustrare e minacciare le colonie arabe stabilite in Africa Settentrionale. Le navi Genovesi in navigazione cominciarono a segnalarsi con la bandiera di San Giorgio, croce rossa in campo bianco.

Poi ci furono i Trattati con l’Impero, conservati nel Codice Diplomatico della Repubblica di Genova, che “confermavano interamente ai Genovesi tutta l’autonomia e tutti i possedimenti che detenevano anche per consuetudine e comandavano che nessun feudatario o vassallo dell’impero osasse entrare nei loro territori o recar loro alcun attacco o molestia”. Ciò era dato agli habitatoribus in civitate Ianuensi” in cambio della difesa della costa e della navigazione per tutto il Mediterraneo occidentale.

Il vessillo di San Giorgio venne così ad identificare direttamente la Città, con la esenzione da altri tributi all’Impero. La repubblica infatti “con l’aiuto di Dio, scacciava l’impeto e l’insulto dei barbari che altrimenti vesserebbe quotidianamente tutto il mare da Roma a Barcellona, così che adesso chiunque poteva dormire sicuro all’ombra del suo fico o della sua vigna.”. Dunque ogni altra imposizione sarebbe assolutamente indebita ” poiché l questo risultato non potrebbe essere raggiunto dall’Impero neppure con una spesa annuale di diecimila marchi d’argento”.

In seguito a questi Trattati frutto di un’accorta diplomazia la bandiera di San Giorgio fu assunta ufficialmente come bandiera della Repubblica di Genova e con tale riconoscimento venne ad affermarsi stabilmente già nel primo secolo dell’anno 1000.

Le navi della Repubblica riconosciute dalla bandiera con “croce rossa in campo bianco” godevano del timoroso rispetto di ogni altro naviglio piratesco, per lo più arabo o comunemente detto saraceno, che incrociasse nel Mediterraneo: …”Genovesi! Meglio girare al largo”.

Fu così che flotte di altre Nazioni amiche o alleate trattarono con Genova per poter essere autorizzate ad issare sulle loro navi l’insegna genovese che gli garantiva una buona sicurezza da attacchi pirateschi. Nel 1190 la Corte di Londra chiese ed ottenne l’autorizzazione ad issare bandiera di Genova sulle proprie navi in navigazione nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Per questa autorizzazione si impegnarono a corrispondere alla Repubblica di Genova un tributo annuale.

Dopo la scoperta dell’America, nel corso dei secoli, mutarono i rapporti di forza tra le potenze marittime. Analogamente a quanto era avvenuto per la Repubblica di Genova, e per la stessa sintesi di leggenda, cronaca, potenza effettiva, la bandiera di San Giorgio è diventata così la bandiera dell’Inghilterra stessa.

Il tributo che Londra si era impegnata a versare a Genova è caduto in desuetudine.

di Gioachino d’Agostini

Recipe of the Genoese Pesto

Autentico simbolo della cucina ligure, in qualche modo il pesto riflette il carattere stesso della terra in cui è nato. Per i liguri è compagno di vita che s’impara ad aprezzare fin da bambini.

La lunga evoluzione del Pesto ci ha insegnato che non c’è un’autentica ricetta per prepararlo, bensì esistono innumerevoli versioni spesso quasi identiche fra loro. Così chi vorrà fare il pesto nel miglior modo possibile, cercherà di procurarsi gli ingredienti più adatti e disponibili nel contesto in cui si troverà a vivere.

Partiamo dagli ingredienti del pesto come si fa in Liguria (dosi per circa 3/4 persone)

  • Basilico genovese dop, che offre tutte le garanzie di qualità, 4 mazzi (60-70 g in foglie)
  • Aglio di Vessalico (presidio Slow Food), particolarmente adatto, perchè delicato e non aggressivo, 1-2 spicchi.
  • Pinoli di Pisa, dolci ed equilibrati, 30 g
  • Olio extra vergine d’oliva Riviera Ligure dop, delicato e aromatico al punto giusto. 60-80 cl
  • Parmiggiano Reggiano Dop, meglio se stravecchio, di sapore intenso e rotondo, 45-60 g
  • Fiore Sardo Dop, dal carattere deciso ma sempre equilibrato. 20-40 g

Il primo passo consiste nel pulire le foglie del basilico: con un panno morbido e umido, senza bagnarle. In alternativa, lavatele ma lasciatele asciugare perfettamente: questo passaggio va fatto con delicatezza, perché se le foglie si stropicciano o si spezzano risulteranno annerite e renderanno amaro il sapore del pesto. Utilizzate un mortaio di marmo e un pestello di legno, con i quali ridurrete in poltiglia per primi i due spicchi d’aglio sbucciati e qualche grano di sale.

Aggiungete quindi le foglie di basilico e il sale rimanente e continuate a pestare: vedrete che dal basilico uscirà un liquido verde intenso, è questo il momento di inserire i pinoli.

Infine, continuando a mescolare, aggiungete i formaggi grattugiati e l’olio, a filo, poco alla volta.

Fondamentale è il tempo che dedicherete alla preparazione: deve essere il minore possibile, solo così eviterete che il basilico e gli altri ingredienti si ossidino.

Un rischio nella buona riuscita legato all’uso del frullatore, è che scalda il pesto e lo rende amarognolo; se non avete mortaio e pestello ricorrete a questi trucchi: azionate alla velocità più bassa e frullate a scatti per non far alzare la temperatura del composto, ponete il recipiente e le lame del frullatore in frigorifero per un’ora prima di iniziare a preparare.

Alternativamente, si possono lavorare insieme gli ingredienti su un tagliere con la mezzaluna, con cui si ottiene un composto denso, abbastanza simile a quello che si otterrebbe con il mortaio di marmo, che non molti hanno a casa.

Potete conservare il pesto in frigorifero fino a dieci giorni coperto di olio di oliva in superficie. Oppure potete metterlo in freezer e poi scongelarlo a temperatura ambiente.

I formati di pasta che tradizionalmente si abbinano bene con il pesto sono: croxetti, trofie e trenette.

Prima dell’utilizzo, è a volte uso mettere nel pesto un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta.

Infine, lasciamo libertà di coscienza sul mettere formaggio grattuggiato sopra la pasta al pesto.

Fonti:

  • Sergio Rossi “PESTO tradione e futuro”, SAGEP Editori.
  • www.nonsprecare.it
  • pestochampionship.it
  • mia mamma

The memory of War

The memory of War

Antonio G. Santagata
and mural painting of the twentieth century

Genoa, Royal Palace – Teatro del Falcone
From 19 April to 8 September 2019

Curated by Matteo Fochessati and Gianni Franzone
With the direction of Luca Leoncini

Palazzo Reale, in the Teatro del Falcone, opens to the public from April 19 to September 8, 2019, a large exhibition, curated by Matteo Fochessati and Gianni Franzone, organized in collaboration with the Wolfsoniana-Palazzo Ducale Foundation for Culture and dedicated to the opera Of the Genoese artist Antonio Giuseppe Santagata (Genoa, 10 November 1888 – 13 September 1985), inspired by his direct participation in the war conflict.
With respect to the theme of war, the aspect that the curators have chosen to celebrate – and around which the exhibition event is built – is that of memory because the memory of that terrible conflict, even today, mixes feelings of dismay and marked accents Rhetorical, well persistent in a certain imaginary war and patriotic.
The reenactation and the echo of the conflict in the years between the two wars were, moreover, marked by ideological characters that arose from the propaganda action of the Fascist regime and which contributed, in a decisive way, to the formation of an aesthetic Of politics that found its most natural linguistic expression in the figurative culture of the Italian twentieth century.
The resumption, in this field of research, of ancient pictorial techniques and the close dialogue established between artists and architects represented one of the most significant moments of this tendency which, beyond its ideological compromises, was central in National artistic panorama of that period.
It is not by chance that the exhibition will be built around the sizeable nucleus of Santagata cartoons from a precious private house and referring to its main works of mural painting, from the frescoes for the Hall of the gathering of the mother house of Maimed of Rome (1928) at
Those for the courtyard of Victories (1936) in the same building designed by Marcello Piacentini, the stained glass and the fresco for the House of mutilated
of Genoa (1938-1939) to the great fresco heroic life of Antonio locatellifor the Littoria House of Bergamo (1940). Together with these great cartoons, we will exhibit works coming from the Wolfsonian – Palazzo Ducale Foundation for Culture, from the Museum of the Risorgimento of Genoa and from
Several private collections. The choice to look at the representation of the war proposed by Santagata can offer a precise and documented narration of the main historical and military events of the Italian Army, but also a sincere testimony, less rhetoric and more human, On the daily life of the infantry to the front. Thanks to his friendship with Carlo Delcroix, president from 1924 of the National Association mutilated and disabled of war, Santagata, author of the pictorial cycles for the mother house of the mutilated of War of Rome, was also involved in the decoration of the main Houses of the mutilated, built in those years throughout the peninsula, and thus became one of the main protagonists of the great mural season, which marked the Italian artistic research between the two wars.
Focused on the main events of Italian participation in the Great War and the heroic sacrifices borne by the milites along the bloody path to victory, the great decorative and mural cycles of Santagata, despite some representations More allegorical-as in the case of the depiction of the stained glass on the main façade of the House of the mutilated of Genoa-testify to the profound participation of the artist in the Bmateria treated and document, almost in direct, the daily life and the Most common episodes of trench warfare.
For these reasons the exhibition the memory of the war, focused on the artistic production of Santagata, but supplemented by some cartoons and sketches of other Italian artists active in the same field, can offer food for thought and interest for a large audience . In particular, the exhibition will be accompanied by events and in-depth meetings on the topics addressed within the exhibition and by educational programs for schools, dedicated not only to the history of the Great War, but also to an investigation into Ancient techniques taken by Italian artists on the occasion of the decorative cycles of the twentieth century.
In order to enhance the original approach of the exhibition and to reinforce its didactic value, it is foreseen that a section is dedicated to the mutilated houses, as architectonic typology present only in the Italian context, unlike the many monuments , ossuaries and shrines scattered throughout the rest of Europe. Obviously the buildings in which Santagata worked: In addition to the already mentioned mother house of Rome and the House of the Mutilato of Genoa, also those of Palermo, Ravenna, Milan, but also of Padua, Florence and Bologna.
Not least purpose of the section will also be to invite the public to reflect on the preservation and reuse of these architectural artifacts, when, for obvious reasons, the number of members of the National Association mutilated and disabled of war It is shrinking more and more and the reasons why these buildings were built are lacking.

The venue: Teatro del Falcone, Palazzo Reale di Genova
The period: from Friday 19 April to Sunday 8 September 2019
Timetable: Tue-Sun 14.00-19.00
Weekday mornings, on reservation, for schools, groups and guided tours.
Tickets: €5 ticket shows; Free up to 18 years;
€8 Whole (with entrance to the Museum of the royal Palace); €4 Reduced (with
Entrance to the Museum of the royal Palace)
Tickets from €8 and €4 give access to the Museum of the royal Palace in the following
Days and Times:
Tuesday and Friday 9.00/14.00
Wednesday and Thursday 9.00/19.00
Saturday, Sunday and holidays 13.30/19.00

Until Saturday, September 7, 2019 will be possible to visit, exhibiting the entrance ticket of the exhibition “The Memory of the war. Antonio G.
Santagata and the mural painting of the Twentieth Century “, the Museum of the Risorgimento at reduced price (€3).
The promotion has reciprocal value. Catalogue: SAGEP Editore

La memoria della Guerra

La memoria della guerra

Antonio G. Santagata
e la pittura murale del Novecento

Genova, Palazzo Reale – Teatro del Falcone
dal 19 aprile all’8 settembre 2019

a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone
con la direzione di Luca Leoncini

Palazzo Reale, nel Teatro del Falcone, apre al pubblico dal 19 aprile all’8 settembre 2019, una grande mostra, a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone, organizzata in collaborazione con la Wolfsoniana – Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e dedicata all’opera dell’artista genovese Antonio Giuseppe Santagata (Genova, 10 novembre 1888 – 13 settembre 1985), ispirato dalla sua diretta partecipazione al conflitto bellico.
Rispetto al tema della guerra, l’aspetto che i curatori hanno scelto di celebrare – e attorno a cui l’evento espositivo è costruito – è quello della memoria poiché il ricordo di quel terribile conflitto, ancora oggi, mescola sentimenti di sgomento e marcati accenti retorici, ben persistenti in un certo immaginario bellico e patriottico.
La rievocazione e l’eco del conflitto negli anni tra le due guerre furono d’altronde improntate da caratteri ideologici che scaturivano dall’azione propagandistica del regime fascista e che contribuirono, in maniera determinante, alla formazione di un’estetica della politica che trovò la sua più naturale espressione linguistica nella cultura figurativa del Novecento italiano.
La ripresa, in tale ambito di ricerca, di antiche tecniche pittoriche e lo stretto dialogo instauratosi tra artisti e architetti rappresentarono uno dei momenti più significativi di questa tendenza che, al di là delle sue compromissioni ideologiche, è stata centrale nel panorama artistico nazionale di quel periodo.
Non a caso il percorso espositivo sarà costruito intorno al consistente nucleo di cartoni di Santagata prestati da una preziosa casa privata e riferiti ai suoi principali interventi di pittura murale, dagli affreschi per il salone delle adunate della Casa Madre dei Mutilati di Roma (1928) a
quelli per il cortile delle Vittorie (1936) nello stesso edificio progettato da Marcello Piacentini, dalla vetrata e dall’affresco per la Casa dei Mutilati
di Genova (1938-1939) al grande affresco Vita eroica di Antonio Locatelliper la Casa Littoria di Bergamo (1940). Insieme a questi grandi cartoni, si esporranno opere provenienti dalla Wolfsoniana – Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, dal Museo del Risorgimento di Genova e da
diverse collezioni private. La scelta di posare lo sguardo sulla rappresentazione della guerra proposta da Santagata può offrire una precisa e documentata narrazione dei principali eventi storici e militari dell’esercito italiano, ma anche una sincera testimonianza, meno retorica e più umana, sulla vita quotidiana dei fanti al fronte. Grazie alla sua amicizia con Carlo Delcroix, presidente dal 1924 dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, Santagata, autore dei cicli pittorici per la Casa Madre dei Mutilati di Guerra di Roma, fu coinvolto anche nella decorazione delle principali Case del Mutilato, edificate in quegli anni in tutta la penisola, e divenne così uno tra i principali protagonisti della grande stagione murale, che contrassegnò la ricerca artistica italiana tra le due guerre.
Focalizzata sui principali avvenimenti della partecipazione italiana alla Grande Guerra e sugli eroici sacrifici sopportati dai militi lungo il cruento percorso verso la vittoria, i grandi cicli murali e decorativi di Santagata, nonostante alcune rappresentazioni più allegoriche – come nel caso della raffigurazione della vetrata sulla facciata principale della Casa del Mutilato di Genova – testimoniano la profonda partecipazione dell’artista alla bmateria trattata e documentano, quasi in presa diretta, la vita quotidiana e gli episodi più comuni della guerra di trincea.
Per tali ragioni la mostra La memoria della guerra, focalizzata sulla produzione artistica di Santagata, ma integrata da alcuni cartoni e bozzetti di altri artisti italiani attivi nello stesso ambito, può offrire spunti di riflessione e di interesse per un ampio pubblico. In particolare l’esposizione sarà accompagnata da eventi e incontri di approfondimento sui temi affrontati all’interno del percorso espositivo e da programmi didattici per le scuole, dedicati non solo alla storia della Grande Guerra,ma anche a un’indagine sulle antiche tecniche riprese dagli artisti italiani in occasione dei cicli decorativi del Novecento.
Per valorizzare l’approccio originale della mostra e rafforzarne la valenza didattica è previsto che una sezione sia dedicata alle Case del Mutilato, in quanto tipologia architettonica presente unicamente nel contesto italiano, a differenza dei molti monumenti commemorativi, ossari e sacrari sparsi nel resto d’Europa. Saranno ovviamente messi in evidenza gli edifici in cui Santagata lavorò: oltre alle già citate Casa Madre di Roma e Casa del Mutilato di Genova, anche quelle di Palermo, Ravenna, Milano, ma anche di Padova, Firenze e Bologna.
Scopo non ultimo della sezione sarà anche quello di invitare il pubblico a riflettere sulla conservazione e il riuso di questi manufatti architettonici,nel momento in cui, per ovvie ragioni, il numero dei soci dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra si sta riducendo sempre più e vengono a mancare le ragioni per cui tali edifici vennero costruiti.

La sede: Teatro del Falcone, Palazzo Reale di Genova
Il periodo: da venerdì 19 aprile a domenica 8 settembre 2019
Orari: martedì-domenica 14.00-19.00
Le mattine dei giorni feriali, su prenotazione, per scuole, gruppi e visite guidate.
Biglietti: 5€ biglietto mostra; gratuito fino a 18 anni;
8€ intero (con ingresso al Museo di Palazzo Reale); 4€ ridotto (con
ingresso al Museo di Palazzo Reale)
I biglietti da 8€ e da 4€ danno accesso al Museo di Palazzo Reale nei seguenti
giorni e orari:
martedì e venerdì 9.00/14.00
mercoledì e giovedì 9.00/19.00
sabato, domenica e festivi 13.30/19.00

Fino a sabato 7 settembre 2019 sarà possibile visitare, esibendo il biglietto di ingresso della mostra “La memoria della guerra. Antonio G.
Santagata e la pittura murale del Novecento”, il Museo del Risorgimento a prezzo ridotto (3€).
La promozione ha valore reciproco. Catalogo: Sagep Editore

Ricetta del Pesto Genovese

Autentico simbolo della cucina ligure, in qualche modo il pesto riflette il carattere stesso della terra in cui è nato. Per i liguri è compagno di vita che s’impara ad aprezzare fin da bambini.

La lunga evoluzione del Pesto ci ha insegnato che non c’è un’autentica ricetta per prepararlo, bensì esistono innumerevoli versioni spesso quasi identiche fra loro. Così chi vorrà fare il pesto nel miglior modo possibile, cercherà di procurarsi gli ingredienti più adatti e disponibili nel contesto in cui si troverà a vivere.

Partiamo dagli ingredienti del pesto come si fa in Liguria (dosi per circa 3/4 persone)

  • Basilico genovese dop, che offre tutte le garanzie di qualità, 4 mazzi (60-70 g in foglie)
  • Aglio di Vessalico (presidio Slow Food), particolarmente adatto, perchè delicato e non aggressivo, 1-2 spicchi.
  • Pinoli di Pisa, dolci ed equilibrati, 30 g
  • Olio extra vergine d’oliva Riviera Ligure dop, delicato e aromatico al punto giusto. 60-80 cl
  • Parmiggiano Reggiano Dop, meglio se stravecchio, di sapore intenso e rotondo, 45-60 g
  • Fiore Sardo Dop, dal carattere deciso ma sempre equilibrato. 20-40 g

Il primo passo consiste nel pulire le foglie del basilico: con un panno morbido e umido, senza bagnarle. In alternativa, lavatele ma lasciatele asciugare perfettamente: questo passaggio va fatto con delicatezza, perché se le foglie si stropicciano o si spezzano risulteranno annerite e renderanno amaro il sapore del pesto. Utilizzate un mortaio di marmo e un pestello di legno, con i quali ridurrete in poltiglia per primi i due spicchi d’aglio sbucciati e qualche grano di sale.

Aggiungete quindi le foglie di basilico e il sale rimanente e continuate a pestare: vedrete che dal basilico uscirà un liquido verde intenso, è questo il momento di inserire i pinoli.

 Infine, continuando a mescolare, aggiungete i formaggi grattugiati e l’olio, a filo, poco alla volta.

Fondamentale è il tempo che dedicherete alla preparazione: deve essere il minore possibile, solo così eviterete che il basilico e gli altri ingredienti si ossidino.

Un rischio nella buona riuscita legato all’uso del frullatore, è che scalda il pesto e lo rende amarognolo; se non avete mortaio e pestello ricorrete a questi trucchi: azionate alla velocità più bassa e frullate a scatti per non far alzare la temperatura del composto, ponete il recipiente e le lame del frullatore in frigorifero per un’ora prima di iniziare a preparare.

Alternativamente, si possono lavorare insieme gli ingredienti su un tagliere con la mezzaluna, con cui si ottiene un composto denso, abbastanza simile a quello che si otterrebbe con il mortaio di marmo, che non molti hanno a casa.

Potete conservare il pesto in frigorifero fino a dieci giorni coperto di olio di oliva in superficie. Oppure potete metterlo in freezer e poi scongelarlo a temperatura ambiente.

I formati di pasta che tradizionalmente si abbinano bene con il pesto sono: croxetti, trofie e trenette.

Prima dell’utilizzo, è a volte d’uso mettere nel pesto un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta.

Infine, lasciamo libertà di coscienza sul mettere formaggio grattuggiato sopra la pasta al pesto.

Fonti:

  • Sergio Rossi “PESTO tradione e futuro”, SAGEP Editori.
  • www.nonsprecare.it
  • pestochampionship.it
  • mia mamma